

Pubblicazione: 20.01.2024 - Francesco Belletti
Per decenni nella letteratura internazionale Cina e Francia sembravano i due estremi delle possibili politiche demografiche rispetto alla natalità: da un lato la Cina, con rigorosi interventi di controllo e di limitazione delle nascite, riassunte nella giornalistica definizione della “politica del figlio unico”, compresi periodi in cui sono state sterilizzate 2 milioni di donne all’anno (in modo più o meno volontario, come è facile immaginare in un regime tendenzialmente autoritario). All’estremo opposto, la Francia era portata ad esempio virtuoso come il Paese che aveva investito con maggiore coerenza, continuità ed efficacia su politiche di sostegno attivo alla natalità, con la leva del fisco (il quoziente familiare), asili nido, sostegno alla maternità e alla paternità, detrazioni, deduzioni, servizi ai genitori e per i bambini. Qui la nascita dei bambini veniva fortemente sostenuta dallo Stato (il figlio come bene pubblico), e anche a livello culturale una famiglia con tre o quattro figli non veniva considerata “irresponsabile”, ma semplicemente “da sostenere”, perché quei nuovi nati erano anche un investimento per l’intero Paese.