La valle di Cembra riconosce una nuova identità nella famiglia
COMUNICATO STAMPA
Presente oggi alla convention l’assessore alle politiche familiari della Provincia autonoma di Trento Stefania Segnana: “Ero poco fa ad un appuntamento presso AGSAT, un’associazione di genitori con bambini affetti da autismo: le famiglie in Trentino sono protagoniste nella vita quotidiana a 360 gradi”. L’assessore ha poi sottolineato che “affrontiamo quotidianamente i temi sulle politiche familiari: il Trentino fortunatamente ha una rete fatta di comuni, organizzazioni, aziende e associazioni a supporto delle famiglie. Per quanto riguarda il numero delle nascite, è importante riconoscere che il Trentino registra il numero maggiore in Italia, secondi solo all’Alto Adige. Ottimi risultati sono stati recentemente resi noti in merito all’aspettativa di vita che ci vede primi, come regione, a livello nazionale. Sono risultati che ci permettono di affermare – ha proseguito – che il lavoro che stiamo facendo è favorevole sia al sostegno della natalità che della durata di vita, pensando anche agli anziani. Con l’Agenzia per la coesione sociale stiamo portando avanti azioni sia a sostegno della famiglia che, parallelamente, alla conciliazione vita-lavoro e alla natalità. Non ultimi alcuni interventi promossi per sostenere le coppie nell’arrivo del primo figlio, come la “Dote finanziaria”, e per affiancarle anche nel loro percorso di vita avvalendosi di una comunità fertile e sensibile a queste politiche. Il mio ringraziamento, infine, va ai comuni che hanno deciso di mettersi in campo per ottenere questa certificazione che permette alle giovani coppie di guardare al futuro con serenità.”
Trento, 3 maggio 2023 – Moderato da Mascia Baldessari, manager di territorio, ha preso il via con i saluti introduttivi del presidente della Comunità Valle di Cembra Simone Santuari e del sindaco del comune di Cembra Lisignago Alessandra Ferrazza. Istituito nel 2017 il Distretto famiglia Valle di Cembra ha già fatto tanti passi avanti con numerose progettualità, quali la costituzione dell’asilo nido (nato 5 anni fa e che ha dato risposta alle esigenze delle famiglie); il miglioramento della mobilità tra una sponda e l’altra della valle introducendo un mezzo che ad orari cadenzati ha migliorato la vita dei residenti; un progetto nato in agosto 2022 a Graumo che era rimasto privo di qualsiasi servizio pubblico: l’inaugurazione del ristorante comunità ”Il Grillo” gestito da persone fragili.
Ha parlato di turismo sostenibile nelle Terre Alte, Vera Rossi vice sindaco e assessore del comune di Altavalle, che ha spiegato le strategie per alimentarlo: “Il comune aveva immobili dismessi e, grazie ad un contributo statale, sono stati convertiti ad uso turistico: un caseificio convertito in affitta-camere; una malga diventata il nuovo rifugio Potzmauer e la caserma dei Carabinieri trasformata in ostello che nel 2019 ha registrato 4.300 presenze. Ultimo progetto – ha concluso - i podcast “Ti racconto una valle”: il racconto dei luoghi dalle persone che vivono la valle”. La “Casa dei Banai” e il cohousing è stata illustrata da Isabella Ravanelli assessore del comune di Albiano: “Casa Banai ad Albiano è stata ristrutturata al fine di sperimentare la formula del cohousing, un abitare collaborativo: i nuclei vivono in 5 alloggi autonomi e condividono alcuni spazi comuni e mettono a disposizione il loro tempo per supportare le esigenze degli altri residenti. La selezione delle 50 domande si è basata sulla numerosità del nucleo, la provenienza, la presenza di minori o over 65, la motivazione tramite colloqui individuali. L’obiettivo era di dare nuova vita al paese con l’arrivo di nuovi nuclei”.
L’esperienza di Villa Corniole, una cantina al femminile (tra i primi aderenti al Distretto famiglia), al centro dell’intervento della famiglia Pellegrini che si è distinta nella conciliazione vita-lavoro ed è stata premiata a Vinitaly: “La produzione deriva da vigneti di viticoltura eroica con pendenze di oltre il 40%. Nel 2002 la prima vendemmia e all’inizio abbiamo puntato molto su contatti commerciali fuori regione e anche a livello internazionale. A distanza di oltre 20 anni il territorio, a livello eno-turistico è esploso e c’è molto fermento”.
“Il lockdown ha spinto sulla virtualizzazione delle relazioni – ha introdotto Ilaria Vigorelli prof.ssa alla Pontificia Università della Santa Croce e Presidente della Fondazione Marco Vigorelli – e, parallelamente, vediamo i giovani che maturano un malessere rispetto alla fatica del lavoro. Le crisi di panico sono in crescita nelle scuole e un’altra criticità tra la popolazione è il narcisismo dell’”io”. E’ fondamentale – ha concluso – ricominciare dalla natura, dal proprio contesto socio-culturale e dal coltivare buone, sane e frequenti relazioni.”
“Il declino della natalità caratterizza tutto il paese e in Trentino la situazione quale è?” Da questa domanda ha iniziato il suo intervento Carlo Buzzi, docente al Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento: “Partendo dalla distribuzione del reddito delle famiglie, si registra per il Trentino un generale peggioramento determinato dalla pandemia con una povertà del 5,5% contro 11,1% dell’Italia. Circa la soddisfazione delle famiglie verso la propria realtà socio-economica è superiore rispetto alla media nazionale per il 77% rispetto al 68%. I servizi prima infanzia, anziani e volontariato sono superiori alla media nazionale. Tasso di disoccupazione in Trentino è del 3,3% rispetto all’8% nazionale. Elementi che ci danno orgoglio e speranza per la nostra terra – ha commentato. I punti deboli invece sono questi: la presenza dei NEET (giovani che non studiano, né lavorano) al 17%; il tasso di suicidi in Trentino è il più alto in Italia pari a 1,2 suicidi contro il 0,67 nazionale; le retribuzioni medie dei lavoratori sono inferiori alla media nazionale; gap tra redditi tra maschi e femmine è ancora persistente. Infine, per quanto riguarda i trend democratici, il tasso di natalità è di 1,37 figli per donna rispetto a 1,24 nazionale con tasso di natalità per 1000 abitanti di 7,4 contro il 6,7 nazionale. La denatalità in Trentino è iniziata nel 2014 ed è peggiorata con il Covid. Altri problemi l’innalzamento dell’età della madre alla nascita del primo figlio, l’indipendenza dei giovani: nel 2021 il 62% dei 18-34enni viveva ancora in famiglia; la crisi dei matrimoni (solo 902 nel 2020), l’aumento dei divorzi (557 nel 2020) e l’aumento delle coppie di fatto.
“Gli impatti di queste politiche familiari trentine sono visibili ma non ancora sugli aspetti demografici – ha esordito Mariangela Franch docente al dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento, che ha presentato lo studio sulla valutazione di impatto socio-economico di 10 anni di attività dei Comuni amici della famiglia sul territorio. Le amministrazioni comunali certificate “Family in Trentino”, da oltre 15 anni, hanno un ruolo cruciale nella diffusione degli interventi a favore della famiglia. Questo marchio viene ottenuto se il comune auto-certifica il possesso di determinati parametri (infrastrutture, servizi, ambiente, tariffe convenzionate, interventi di conciliazione vita-lavoro, a supporto della didattica, ludo-creativi, ecc.). Oltre il 95% dei comuni trentini sono certificati e dai Piani comunali “family” vengono messe in campo annualmente 3.200 azioni orientate verso misure economiche, governance, ambiente, qualità della vita e comunità educante. Dai dati dello studio emerge che laddove i comuni sono “family” regge meglio il saldo totale (nati + morti + immigrati + emigrati)”.
Luciano Malfer dirigente generale dell’Agenzia per la coesione sociale della Provincia autonoma di Trento: “i 106 comuni trentini amici della famiglia seguono un modello virtuoso che promuove un cambio di paradigma culturale, sociale ed economico. E il tutto senza politiche di redistribuzioni da parte dell’ente pubblico, ma le azioni sono realizzate direttamente dai comuni con loro budget. Occorre cambiare la cultura mettendo al centro la famiglia. Grazie al Sistema Qualità Famiglia provinciale cresce l’attrattività territoriale. Ora occorre lavorare sui giovani – ha aggiunto – aiutandoli nell’uscire di casa e trovare la loro indipendenza (in Svezia escono in media 18 anni prima dei nostri giovani). Altra priorità è sviluppare l’occupazione femminile”.
La convention si è conclusa con Paola Pisoni presidente del Forum delle Associazioni familiari del Trentino, che ha segnalato “le famiglie cercano luoghi accoglienti dove l’aspetto relazionale è fondamentale. I soggetti necessari per supportare le famiglie sono gli enti pubblici, i privati e l’associazionismo familiare per contrastare il disagio familiare e giovanile e offrire supporto e servizi. Le associazioni sono un capitale che non possiamo permetterci di disperdere”.
E’ seguita la cerimonia di consegna di 4 nuove certificazioni “Family in Trentino” ai comuni di Campodenno, Cembra Lisignago, Aldeno e Ala ed è stata lanciata la Convention 2024 da Michael Rech, sindaco del comune di Folgaria.
(an)