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L'Italia è ancora in ritardo sulle politiche di welfare aziendale, studio Censis e Unipol

L'Europa ha dedicato l'anno 2014 al tema della conciliazione famiglia lavoro, ma l'Italia risuta ancora in ritardo sul welfare aziendale come dimostra lo studio Censis-Unipol, che afferma e ricorda come il welfare aziendale accresca la motivazione e la produttività dei dipendenti perché ne migliora la qualità qualità della vita. E il trentino? E' cresciuto sul tema, fino a costruire e portare avanti la sperimentazione nazionale sul Family Audit.

 Lo studio sul welfare aziendale nell'ambito del progetto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» di Censis e Unipol è stato presentato lo scorso 26 giungo.

L'indagine evidenzia come sui temi del welfare e della flessibilità di orari di lavoro l'Italia sia tra gli ultimi in Europa. Il welfare aziendale accresce la motivazione e la produttività dei dipendenti perché ne migliora la qualità qualità della vita. 

Le esperienze finora condotte in Italia e all'estero dimostrano che più welfare aziendale significa maggiore motivazione dei lavoratori, migliore qualità della vita, una più buona copertura sanitaria e previdenziale, in una prospettiva di modernizzazione dell'organizzazione del lavoro.

Alcuni strumenti di welfare aziendale utilizzati in Europa sono i "welfare benefits" per i dipendenti, come ad esempio i servizi di babysitting per i figli o gli asili nido aziendali, oppure ancora forme di sostegno per le lavoratrici in maternità o l'assicurazione medica integrativa finanziata dall'azienda. 

L'Italia si dimostra in ritardo sulle politiche per il welfare aziendale:

  • solo il 49% delle nostre imprese adotta forme flessibili degli orari di lavoro
  • il 59% dei lavoratori deve rispettare un orario stabilito rigidamente dalla propria azienda
  • le imprese italiane che permettono di utilizzare le ore di straordinario accumulate per usufruire di giorni di ferie sono solo il 15%
  • i lavoratori part-time sono solo 3,5 milioni, pari al 17% del totale
  • anche il telelavoro è scarsamente diffuso: riguarda il 3% degli occupati italiani maschi e il 5% delle donne

Nonostante il ritardo in Italia non mancano, comunque, le best practice: a questo proposito Censis e Unipol hanno analizzato gli esempi di aziende come Tetra Pak, Unipol, Elica e diSas, oltre a strutture più piccole come Zeta Service. Dalla loro esperienza emerge che il welfare aziendale assume ormai molteplici forme e che migliori condizioni di lavoro fanno crescere la produttività aziendale.

Data di pubblicazione
09/09/2013
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Pubblicato il: Lunedì, 09 Settembre 2013 - Ultima modifica: Venerdì, 09 Marzo 2018

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